Echinococco
Che cos'è l'echinococco?
L'echinococcosi è una malattia dovuta allo sviluppo, in vari organi del nostro corpo, di una o più cisti derivate dalle uova di una specie della famiglia delle Tenie, l'Echinococcus granulosus.
L'echinococco vive nell'intestino del cane; l'uomo può infestarsi ingerendo le uova espulse dal cane. L'embrione che si sviluppa dall'uovo, distrutto l'involucro dai succhi gastrici, può raggiungere, attraverso la circolazione sanguigna, i capillari del fegato e dei polmoni e fermarsi in ognuno di questi organi oppure imboccare l'aorta e andare a localizzarsi in altri organi del corpo umano.
L'echinococco
L'echinococco, della lunghezza di soli 4-5 millimetri, vive abitualmente, allo stato adulto, nell'intestino del cane; non è mai solo, ma si trova in numero ingente, dell'ordine di centinaia o migliaia. Ognuno di essi si presenta come un piccolissimo verme, fissato alla parete dell'intestino del cane, e risulta costituito dalla testa e da tre segmenti detti proglottidi.
La testa presenta un piccolo rostro, quattro ventose e una doppia corona di uncini: grazie a tali organi di fissazione il verme può rimanere attaccato all'intestino.
Dopo la testa vengono le proglottidi, le cui dimensioni aumentano progressivamente, più ci si allontana dalla testa (vedi fig. 1). La terza proglottide è perciò la più voluminosa ed è quella che contiene le uova, in numero di circa cinquecento.
Ogni uovo risulta costituito da un involucro che riveste l'embrione esacanto, così chiamato perché appare dotato di sei uncini in corrispondenza di uno dei suoi poli.
Fig.1 - Disegno che riproduce l'Echinococcus granulosus. Nella realtà è lungo 4-5 millimetri.
Echinococcosi
Orbene, le uova vengono eliminate, in continuazione, con le feci del cane e vanno quindi a contaminare il suolo, le acque, le erbe. Le uova possono quindi essere ingerite dall'ospite intermedio, che più spesso è la pecora o il vitello, ma che può essere anche l'uomo.
Qualunque sia l'ospite intermedio, nel suo stomaco il succo acido discioglie l'involucro dell'uovo e ne libera così l'embrione esacanto. L'embrione esacanto attraversa la parete dello stomaco o dell'intestino, passa nella circolazione sanguigna del sistema portale e, seguendo il sangue della vena porta, arriva al fegato e si arresta nei capillari epatici.
Se invece questo primo ostacolo viene per caso superato, l'embrione imbocca le vene sopraepatiche, percorre la vena cava inferiore, l'atrio e il ventricolo destro, l'arteria polmonare e si arresta nei capillari polmonari.
Se anche tale ostacolo viene per caso superato, allora l'embrione esacanto entra nella grande circolazione e quindi può annidarsi in ogni organo del corpo; le localizzazioni più frequenti, però, sono quelle al fegato e al polmone.
Una volta che l'embrione esacanto si è arrestato nei capillari epatici o polmonari dà luogo, trasformandosi, a una vescicola che poi diventa una vera e propria cisti: in capo a pochi mesi la cisti raggiunge le dimensioni di una noce (col passare del tempo può superare i 10 centimetri di diametro) e prende il nome di cisti idatidea.
Quest'ultima risulta delimitata da una parete e contiene un liquido limpidissimo, incolore, trasparente come l'acqua, detto liquido idatideo.
La parete della cisti risulta costituita da due membrane, la più esterna delle quali prende il nome di membrana cuticolare ed è costituita da sottilissime lamelle sovrapposte, mentre quella interna è detta membrana germinativa.
Il tutto è rivestito da uno strato connettivo che è da considerarsi una produzione di reazione del tessuto ospite.
Fig.2 - Rappresentazione schematica di una cisti da echinococco nel tessuto polmonare: la sua parete è rivestita da uno strato connettivo che viene considerato un prodotto di reazione del tessuto ospite.
Sulla superficie interna della membrana germinativa compaiono piccoli rilievi che poi si peduncolizzano e finiscono con lo staccarsi, cadendo liberi nel liquido idatideo: sono le cosiddette vescicole proligere, le quali contengono gli scolici, organuli uncinati che nell'intestino degli animali che li ingeriranno daranno luogo agli echinococchi.
L'insieme delle vescicole proligere con gli scolici rappresenta la cosiddetta sabbia idatidea, deposito granuloso presente nel liquido idatideo.
Sovente le vescicole proligere danno luogo a vere e proprie cisti, chiamate cisti figlie, le quali a loro volta possono originare le cisti nipoti.
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