Perpetua
Perpetua nel romanzo "I promessi sposi"
Tra i personaggi secondari del romanzo Perpetua è sicuramente la più popolare, tanto che per antonomasia il suo nome è diventato comune per indicare in generale la domestica dei sacerdoti.
Il ritratto che scaturisce dal primo capitolo riassume il carattere della donna.
La concretezza di Perpetua
È una domestica di buon senso, sinceramente affezionata a don Abbondio, al quale sa obbedire e comandare: gli ubbidisce nelle faccende domestiche, gli comanda quando lo vede impacciato e impaurito e gli dà dei consigli.
Del padrone, poi, tollera il brontolio e i capricci, costringendolo a sopportare i propri, che diventano di giorno in giorno più frequenti da quando, superati i quarant'anni prescritti dai sinodi diocesani per le donne al servizio dei preti, era rimasta nubile: per aver rifiutato tutti i partiti che le si erano offerti, diceva lei, o per non aver trovato un cane la volesse, come dicevano le sue amiche.
In tutte le sue apparizioni nel corso del romanzo Perpetua si mostra coerente col ritratto iniziale.
Quando vede tornare dalla consueta passeggiata pomeridiana don Abbondio tutto sconvolto per aver incontrato i "bravi" che, in nome di don Rodrigo, gli hanno intimato di non celebrare il matrimonio tra Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, intuisce immediatamente che al padrone è successo qualcosa di grave e, pregandolo con insistenza, riesce a strappargli la verità, anche perché il curato -dice Manzoni- aveva forse tanta volontà di scaricarsi del suo doloroso segreto quanta ne aveva Perpetua di conoscerlo.
Conosciuto il segreto, Perpetua dapprima si scaglia contro don Rodrigo, chiamandolo birbone e uomo senza timor di Dio, ma poi, guidata dal buon senso, si permette di dare a don Abbondio il suo parere: scrivere una bella lettera all'arcivescovo, che era un sant'uomo e un uomo di polso e che non aveva paura di nessuno, per informarlo della minaccia subita.
Don Abbondio, come ben sappiamo, non segue il consiglio di Perpetua, considerandolo una sciocchezza, ma ben si ricorda di esso quando un giorno, chiamato a rendere conto del suo operato, l'arcivescovo Federigo Borromeo gli chiede perché non abbia pensato a informarlo.
I difetti e i pregi della Perpetua
Perpetua ha il difetto di non sapere mantenere un segreto, unito al vizio frequente di spettegolare.
Due sono le occasioni in cui questo difetto si palesa chiaramente: la prima si verifica nel secondo capitolo, quando Renzo, uscito dalla casa di don Abbondio poco convinto dei pretesti da lui addotti per rimandare il matrimonio, si imbatte in Perpetua che, senza nemmeno rendersene conto, rivela tutto, tranne il nome del prepotente.
L'altra occasione in cui la domestica lascia trapelare un segreto, nonostante le raccomandazioni del curato, si incontra nel capitolo 11, quando dopo il fallimento del matrimonio a sorpresa e la scomparsa dal paese di Renzo, Lucia ed Agnese, il giorno dopo tutti sono curiosi di sapere quanto era successo nella notte e la serva freme dalla voglia di parlare.
Ma Perpetua non è solo la domestica chiacchierona e petulante; è anche una donna pratica, attiva e premurosa quando, nel capitolo 29, alla calata dei lanzichenecchi, don Abbondio la esorta a escogitare qualcosa; prepara allora la fuga e si impegna a raccogliere le cose migliori della casa e a nasconderle in soffitta.
Nasconde i risparmi di don Abbondio nell'orto sotto un fico ed accetta il consiglio di Agnese di rifugiarsi, insieme al padrone, presso il castello dell'Innominato che aveva aperto la sua dimora ai fuggitivi.
Dopo il ritorno al paese, Perpetua non si lascia sconfortare dal saccheggio dei lanzichenecchi e comincia a ripulire e a mettere in ordine la casa. Questa è l'ultima apparizione della donna nel romanzo, colpita a morte dalla peste.
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