Cromoplasti e leucoplasti
Che cosa sono i cromoplasti e leucoplasti?
Che cosa sono i cromoplasti?
I cromoplasti sono plastidi di colore giallo, arancio, rosso; mancano di clorofille, ma sono ricchi in carotenoidi; sono anche detti cromatofori fotosinteticamente inattivi in quanto sono clorati per la presenza in essi di carotenoidi ma essendo privi di clorofilla, non sono capaci di attuare la fotosintesi clorofilliana.
Presentano forma variabile e, sebbene possano presentare delle membrane, mancano di un sistema tilacoidale vero e proprio.
In genere si differenziano a partire dai cloroplasti, come avviene nel pomodoro e nel peperone, ma possono derivare anche dei plastidi non fotosintetici, come proplastidi o leucoplasti (barbabietola e carota).
La conversione dei cloroplasti in cromoplasti comporta la degradazione delle clorofille e più in generale dell'intero apparato fotosintetico.
Contemporaneamente compaiono nel plastidio i pigmenti carotenoidi che possono essere accumulati in goccioline lipidiche giallo-arancio (plastoglobuli) o sotto forma di cristalli o, ancora, associati a membrane.
Tale conversione è legata a fattori endogeni (ormoni e nutrienti) ed ambientali (fotoperiodo e temperatura).
Il processo in opportune condizioni può essere reversibile, per esempio, per effetto del freddo o di intensa illuminazione i cloroplasti possono arrossarsi per poi tornare verdi quando si ristabiliscono le condizioni iniziali.
Nei cromoplasti avviene la sintesi e l'accumulo di pigmenti carotenoidi (responsabili del colore giallo, arancio e rosso di molti fiori e di alcuni frutti).
In molti frutti e fiori e nelle foglie di alcune specie, però, la colorazione non è legata alla presenza di carotenoidi, ma di pigmenti antocianici disciolti nel succo vacuolare.
In ogni caso, il colore di fiori e frutti riveste un ruolo importante nell'attrazione dei pronubi (animali impollinatori) e dei disseminatori (animali coinvolti nella dispersione dei semi).
Cromoplasti.
Nelle foglie senescenti possono essere osservati plastidi che, in seguito a eventi degradativi (demolizione delle clorofille e del sistema tilacoidale e accumulo di carotenoidi in plastoglobuli), assumono un aspetto simile a quello dei cromoplasti e non vanno confusi con i veri cromoplasti (nei gerontoplasti non si realizza la sintesi ex novo di carotenoidi).
Che cosa sono i leucoplasti?
Con il termine leucoplasti si indica qualsiasi plastidio privo di colore; si tratta di quei plastidi che allo stato adulto non contengono pigmenti, ma accumulano al loro interno sostanze di riserva.
I leucoplasti sono classificati in base alle sostanze prodotte e/o accumulate:
- gli elaioplasti accumulano lipidi e si trovano, ad esempio, nel tappeto delle antere di alcune specie;
- i proteinoplasti immagazzinano proteine ed è possibile osservarli, ad esempio, in alcune radici;
- negli amiloplasti, infine, sono accumulati carboidrati sotto forma di amido.
Leucoplasti e più in particolare amiloplasti.
Gli amiloplasti nonostante siano in grado di polimerizzare gli zuccheri solubili, non sono capaci di sintetizzarli.
L'amido secondario degli amiloplasti rappresenta, differentemente dall'amido primario dei cloroplasti, una riserva a lungo termine.
Questi organelli sono presenti nelle cellule parenchimatiche di tutti di tutti gli organi, ma sono particolarmente abbondanti nelle parti della pianta specializzate per l'accumulo, come radici, tuberi, rizomi, semi, midollo del fusto.
Gli amiloplasti maturi, il cui stroma è quasi interamente occupato da granuli di amido, assumono forme e dimensioni caratteristiche, che dipendono dalla deposizione di strati di amido intorno ad un centro di formazione definito ilo.
L'ilo può presentare diverse strutture, forme e dimensioni a seconda della specie in cui sono presenti.
Dal punto di vista chimico l'amido è costituito da un miscuglio di due polisaccaridi di α-glucosio; l'amilopectina (componente principale) e l'amilosio.
La funzione di accumulo di carboidrati non è l'unica svolta dagli amiloplasti.
Nelle cellule della columella della cuffia radicale, gli amiloplasti funzionano come statoliti, cioè sono coinvolti nella percezione dello stimolo gravitropico.
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