Riassunto capitolo 23 dei Promessi Sposi
Riassunto capitolo 23 dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni
In questa sezione del sito è possibile leggere il riassunto del capitolo 23 dei Promessi Sposi.
Il cappellano crocifero (riferimento nel riassunto del capitolo 22 dei Promessi Sposi) annuncia al cardinale la visita inaspettata dell'innominato (riferimento nel riassunto del capitolo 19 dei Promessi Sposi) e lo mette in guardia, ma il monsignore si anima e mostra la sua impazienza ad incontrare il signore.
Appena viene introdotto, l'innominato è accolto festosamente come se la sua visita fosse aspettata e desiderata da tanto tempo. I due rimangono a lungo in silenzio, per fare ordine nei loro pensieri, per trovare le parole giuste.
L'innominato è straziato da due passioni opposte: da una parte il desiderio e la speranza di trovare una consolazione al suo tormento interiore , dall'altra una rabbia , un'umiliazione cocente di essere considerato un sottomesso, un pentito bisognoso di perdono. Nello stesso tempo, però, guardando negli occhi il cardinale, si sente invadere da una comprensione paterna.
Il cardinale Federigo aveva un aspetto maestoso ed autorevole, non infiacchito dagli anni, gli occhi erano penetranti e vivaci, il volto sereno, anche se trasparivano i tratti religiosi dell'astinenza, della meditazione e della fatica.
Nonostante l'autorità, conferita dalla carica ecclesiastica, il cardinale era spontaneamente vicino agli uomini, ai fedeli, con semplicità d'animo.
Il cardinale Federigo rompe il silenzio
È lui a rompere il silenzio per primo, rimproverando se stesso di non aver cercato e soccorso l'innominato, che gli confida, con parole concitate, la sua situazione interiore di agitazione e tumulto.
Il cardinale conosce bene la domanda di ogni uomo, conosce anche l'urlo dell'innominato, pertanto non si scompone di fronte alla ferita del suo fedele, perché sa con certezza da dove tutto ha origine e dove tutto tende.
È sereno e questa certezza viene gradatamente infusa nell'altro, diventa il dono della pace tanto agognata. Dio vuole il suo servo per farne uno strumento della sua potenza e della sua bontà.
Nel momento in cui l'innominato condannerà la sua esistenza, fatta di delitti e di violenze, fondata sulla vanità e sulla falsità di un insignificante protagonismo, allora Dio muterà la volontà convertita e pentita in capacità di compiere il bene.
A queste parole, l'innominato prorompe in un pianto dirotto, liberatorio e consolante e cede, vinto dalla carità, all'abbraccio del cardinale. Il peccatore ha ora davanti tutte le ingiustizie commesse, ma sperimenta anche una gioia e una serenità interiori mai provate.
In viaggio verso il castello
Immediatamente esprime la volontà di interrompere subito le iniquità intraprese e non ancora concluse, compresa la prepotenza fatta a Lucia, che racconta brevemente al cardinale. Insieme decidono come procedere.
Il cardinale fa chiamare il parroco del paese e gli chiede di cercare una donna di cuore, capace di trovare le parole più adatte a consolare, per recarsi al castello a riprendere Lucia.
Poi chiede anche di don Abbondio, accorso come tutti i parroci dei dintorni, per incontrare Federigo e gli propone di accompagnare la donna, far coraggio alla ragazza e informare il parroco del luogo di trovare un baroccio per andare a prendere la madre di Lucia.
Il cardinale avverte la codardia di don Abbondio e lo rassicura, così il curato non riesce a sottrarsi al compito e, pieno di dubbi e di sgomento, parte con la donna, moglie del sarto, e il temuto signore, alla volta del castello.
Il viaggio è per il sacerdote un'angoscia tormentosa: dubita continuamente dell'innominato, che è visibilmente turbato e pensieroso, impaziente di andare a liberare Lucia.
La carovana attraversa la piazza davanti alla chiesa, gremita di fedeli, e all'apparire dell'uomo nuovo e convertito, oggetto poco tempo prima di orrore, si alza un mormorio di meraviglia e di ammirazione.
Appena fuori dall'abitato però, in aperta campagna, ritornano in don Abbondio le preoccupazioni, è attraversato dalla coscienza della propria inettitudine, da un'ostilità verso tutto ciò che lo circonda che sembra tramare contro di lui e sente il bisogno di piangere.
Passa in rassegna don Rodrigo, che è un delinquente, causa delle sue sciagure; l'innominato, il birbone convertito dopo aver messo a soqquadro il mondo; il cardinale che, come un vero santo, abbraccia il nemico e lo converte; Lucia stessa, vittima, ma anche nata per la sua rovina.
Non si fida della conversione dell'innominato, ha paura della cavalcatura della mula, teme le reazioni dei bravi che incontra per la strada, maledice il momento in cui si è fatto convincere da Perpetua, (riferimento nel riassunto del primo capitolo dei Promessi Sposi) ad andare dal cardinale.
Finalmente, attraversata la valle di cui aveva sentito raccontare storie orribili, la comitiva arriva al castello.
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