Fra Cristoforo
Fra Cristoforo nel romanzo "I promessi sposi"
Fra Cristoforo è uno dei personaggi del romanzo "I promessi sposi".
È un uomo più vicino ai sessanta che ai cinquant'anni. Il suo aspetto descrive un'inquietudine interiore e una fierezza indomita, ma stemperata da un atteggiamento umile.
La barba bianca e lunga gli incornicia il volto e mette in risalto una certa gravità di espressione. Gli occhi incavati sono quelli che meglio descrivono il carattere passionale del frate: talvolta brillano di una vivacità improvvisa e denotano l'intrinseca irrequietezza del padre, difficile da imbrigliare e domare.
La vita passata di fra Cristoforo
Il passato del frate viene introdotto da Manzoni con un lungo flashback che racconta la sua vita prima della conversione.
Figlio di un ricco mercante, vittima del pregiudizio aristocratico, anche Lodovico (nome di battesimo del frate) vive in una sorta di marginalità sociale.
Fa di tutto per essere accettato dall'aristocrazia, ma inutilmente; poi, grazie alla sua natura onesta e leale e alla sua sete di giustizia, rifiuta quel modello di vita e sente il bisogno di contrastare la nobiltà violenta, iniziando una guerra contro i forti, ma circondandosi allo stesso modo di bravi e delinquenti. Comincia perciò anche Lodovico a "viver co' birboni, per amor della giustizia".
Per non cedere il passo a un nobile prepotente e tracotante e per tentare di collocarsi ancora in mezzo alla nobiltà, si arriva a un duello per risolvere la contesa puntigliosa.
Il nobile violento uccide il servitore di Lodovico e questi si vendica, ferendo a morte l'avversario. Ma di fronte alla morte e alla violenza bruta fine a se stessa, emerge l'uomo nuovo che in Lodovico prenderà il posto di quello che aveva compiuto un omicidio.
Il duello è per Lodovico-Cristoforo l'ultimo suo tributo alla società violenta del Seicento, dominata dagli ideali spagnoli di cui a condiviso i modelli di riferimento (riferimento nel terzo capitolo dei Promessi Sposi).
La conversione di fra Cristoforo
La decisione di farsi frate non solo segna l'inizio di una vita nuova, ma è anche l'unica e autentica vittoria sulla legge della violenza e dell'intimidazione. Lodovico si converte, diventa padre Cristoforo e, attraverso una vita di espiazione e di rimorso, si mette al servizio di Dio e del prossimo.
Umiltà, obbedienza e carità sono le armi con cui fra Cristoforo affronta il secolo violento. All'uomo che uccide il suo simile subentra l'uomo che abbraccia anche il nemico e compartecipa del suo peccato e del suo dolore.
Anche durante la scena del perdono l'autenticità del frate scardina l'ampollosità e la fatuità di un'intera società chiamata a raccolta dal fratello dell'ucciso per aver soddisfazione esteriore.
L'atteggiamento umile del frate che si inginocchia per chiedere perdono diventa una forza dirompente che penetra nelle coscienze vacue degli astanti e porta il segno dell'eterno (riferimento nel capitolo 4 dei Promessi Sposi).
Dal perdono in poi il cappuccino diventa il paladino della fede che sacrifica se stesso per la salvezza del prossimo, attraverso una forza interiore, fatta di rinunce e di conquiste quotidiane.
Cercherà di avvicinare a Dio don Rodrigo, senza riuscirci, allora si prodigherà per sostenere e proteggere Renzo e Lucia.
Verrà trasferito perché ritenuto pericoloso dal padre provinciale a Rimini e il frate partirà, ottemperando all'obbedienza dell'ordine cappuccinesco.
Finirà i suoi giorni nella cura e nell'assistenza agli appestati nel Lazzaretto di Milano.
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