Olmio
Proprietà e composti dell'olmio
Identificato nel 1878 da Delafontaine e Soret come un nuovo elemento contenuto nei sali di terbio, fu isolato nel 1879 dallo svedese P.T. Cleve che gli dette il nome di olmio da quello latino di Stoccolma (Holmia).
Il metallo puro fu preparato per la prima volta da Klemm e Bonner nel 1935.
Con l'europio è il lantanide meno abbondante, essendo presente nella crosta terrestre (mai libero, ma in composti corrispondenti al suo stato di ossidazione +3) in quantità di ca 1 ppm.
È un metallo bianco-argenteo; presenta, come l'erbio e il disprosio, in fasi successive un comportamento ferromagnetico, antiferromagnetico e paramagnetico al crescere della temperatura da valori vicini allo zero assoluto fino a quello ambiente.
Composti dell'olmio
Il comportamento chimico dell'olmio è simile a quello degli altri lantanidi e in particolare dell'erbio e dell'ittrio: abbastanza stabile a freddo in aria secca, a caldo si ossida rapidamente all'aria a triossido Ho2O3 e reagisce facilmente con quasi tutti i non-metalli, formando di norma composti corrispondenti al suo stato di ossidazione +3.
Nelle soluzioni acquose dei suoi sali (quali lo ioduro, il cloruro, il nitrato ecc.) esiste lo ione Ho3+ (giallo-chiaro) generalmente idratato.
Olmio
Metodo di produzione dell'olmio
L'olmio è contenuto (circa 0,5-2,5%) insieme ad altri lantanidi in molti minerali dell'ittrio e del cerio quali lo xenotimo, la gadolinite, l'euxenite e la fergusonite.
Dai minerali i lantanidi vengono in genere solubilizzati con acido solforico; separati il cerio e gli elementi più leggeri mediante precipitazioni e cristallizzazioni frazionate, è possibile isolare dalla soluzione restante gli altri lantanidi e anche l'olmio mediante metodi cromatografici a scambio ionico.
Il metallo può essere ottenuto per riduzione del fluoruro HoF3 con calcio metallico in atmosfera di argon.
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