Ittrio
Proprietà e composti dell'ittrio
Scoperto nel 1794 da Gadolin nella gadolinite, l'ittrio fu isolato come ossido puro soltanto nel 1843 da C.G. Mosander che lo separò dagli ossidi del terbio e dell'erbio.
L'elemento ittrio non è molto abbondante in natura, essendo presente nella crosta terrestre (mai libero, ma in composti corrispondenti al suo stato di ossidazione +3) in quantità pari a circa lo 0,003%.
Pur non appartenendo ai lantanidi, a causa delle somiglianze nella dimensione e configurazione elettronica degli ioni, si trova sempre associato con questi in molti minerali.
L'ittrio è un metallo che, presentando un carattere di elettropositività intermedio tra quella del magnesio e dell'alluminio, si comporta da energico riducente, e reagisce facilmente con quasi tutti i non-metalli, formando composti (generalmente tramite legame ionico) corrispondenti al suo stato di ossidazione +3.
A temperature abbastanza elevate si incendia all'aria formando il triossido di diittrio Y2O3; oltre a questo sono noti molti altri composti stabili nei quali l'ittrio ha numero di ossidazione +3, nonché numerosi complessi di coordinazione.
Ittrio
Utilizzo dell'ittrio
L'ittrio ha qualche impiego in metallurgia e nella purificazione di taluni metalli; è un componente del laser YAG (Yttrium Aluminium Garner). Il suo triossido è utilizzato in campo ceramico per stabilizzare la forma tetragonale dell'ossido di zirconio.
Metodo di produzione dell'ittrio
Per disgregazione dei minerali con acidi (cloridrico, fluoridrico o solforico a seconda dei casi) o con soda caustica, si preparano soluzioni acquose di concentrati di “terre d'ittrio”, contenenti ittrio allo stato di ossidazione +3 e notevoli quantità di lantanidi più pesanti.
Per la separazione dell'ittrio da questi ultimi viene generalmente utilizzato il metodo dello scambio ionico in presenza di agenti chelanti; l'ittrio metallico può quindi essere ottenuto per riduzione con calcio del trifluorato a elevata temperatura.
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