Potabilizzazione acqua
I processi di potabilizzazione dell'acqua
Il processo di potabilizzazione dell'acqua riguarda i caratteri microbiologici dell'acqua.
Essi possono essere distinti in:
1) Preclorazione: vengono utilizzate a questo scopo sostanze ossidanti e antibatteriche come il cloro gassoso, l'ipoclorito di sodio (più usati in passato e ora in gran parte abbandonati per la capacità di reagire con sostanze organiche dando luogo a sgradevoli odori e composti tossici per l'uomo) ed il biossido di cloro (attualmente usato); esse esplicitano la loro azione ossidante nei confronti dei composti chimici organici ed inorganici e quella battericida nei confronti dei microorganismi presenti nell'acqua.
La quantità di reattivi da aggiungere viene calcolata come "cloro-richiesta", ma la quantità addizionata è sempre leggermente superiore in modo che il cloro residuo rimanga disponibile per svolgere azione battericida nel caso di contaminazione nella rete di distribuzione.
2) Flocculazione e decantazione: la presenza nell'acqua di numerose particelle in sospensione rende indispensabile, per un loro allontanamento, l'aggiunta di una sostanza flocculante (sali di alluminio o ferro) che precipitando (sotto forma dei corrispondenti idrossidi formatisi per idrolisi) trascinano con sé le particelle in sospensione; dopodiché l'acqua che affiora sulla superficie dei decantatori deborda e passa ai letti di quarzo;
3) Filtrazione: l'acqua viene drenata da un letto di sabbia e ghiaia ad imitare ciò che avviene in natura attraverso il terreno; tali drenanti vengono poi ripuliti dalle sostanze raccolte mediante immissione di acqua in controcorrente;
4) Ozonizzazione: l'ozono O3, tramite un costoso processo di scissione con scariche elettriche da aria depurata e deumidificata, è utilizzato per la sua azione battericida, virulicida e ossidante (l'ozono viene prodotto in opportuni ozonizzatori);
5) Filtrazione su carbone attivo
6) Postclorazione: si somma al cloro residuo della preclorazione e ne ha la stessa funzione; la legge prevede la presenza di 0,2 mg/L di cloro residuo.
Controlli ufficiali da parte delle autorità sanitarie (Ministero della Sanità, ASL) e autocontrolli da parte degli stessi gestori degli acquedotti, effettuati periodicamente e lungo tutto il processo (alla sorgente, agli impianti di adduzione, accumulo, potabilizzazione, alla rete di distribuzione) garantiscono la sicurezza del consumatore.
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