Riassunto capitolo 32 dei Promessi Sposi
Riassunto capitolo 32 dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni
In questa sezione del sito è possibile leggere il riassunto del capitolo 32 dei Promessi Sposi.
Le autorità politiche, sempre più in difficoltà ad arginare la peste, decidono di ricorrere al governatore, ma Ambrogio Spinola (riferimento nel riassunto del capitolo 31 dei Promessi Sposi) risponde che può fare poco dato che deve pensare alla guerra.
Qualche tempo dopo delega ogni responsabilità al vice governatore Ferrer (riferimento nel riassunto del capitolo 13 dei Promessi Sposi). Le stesse autorità chiedono al cardinale Federigo di fare una solenne processione, portando per la città il corpo di san Carlo (riferimento nel riassunto del capitolo 22 dei Promessi Sposi).
Il buon prelato, inizialmente, rifiuta per molte ragioni: gli dispiace dimostrare troppa fiducia in una processione che possa forzare la volontà divina e i suoi programmi; teme gli untori e il contagio, amplificato dalla presenza di tanta gente.
Gli animi, turbati e sconvolti da tanto male, preferiscono attribuirlo ad una malvagità umana, contro cui vendicarsi, piuttosto che originato da una causa di fronte alla quale ci si deve solo rassegnare. Si pensa perciò a un potentissimo veleno e all'azione diabolica di untori.
Lo stesso storico Ripamonti è testimone del linciaggio di un povero vecchio che viene scambiato per un untore, addirittura in chiesa, e dell'arresto di tre giovani, arrivati dalla Francia, per studiare le antichità italiane, e per fortuna rilasciati.
Il cardinale, sempre più pressato dalle autorità, cede e acconsente alla processione.
Il corteo ha inizio e vi partecipa una gran quantità di gente: donne, persone iscritte alle corporazioni di mestiere, confraternite religiose, il clero secolare, tutti dietro alle spoglie di san Carlo, trasportato da quattro canonici. Vicino alla cassa del santo il cardinale Federigo.
Lo scoppio violento del contagio
Il giorno seguente, mentre tutti pensano che la processione abbia troncato la peste e si grida al miracolo, le morti aumentano in ogni classe sociale e in ogni angolo della città. Molti pensano che gli untori, in mezzo a tanta gente, abbiano potuto agire indisturbati, causando l'esplosione della peste.
Il lazzaretto non è più sufficiente a ospitare i malati, le fosse comuni si riempiono. I decurioni allora aumentano il numero dei serventi pubblici: monatti, apparitori e commissari.
I primi sono addetti ai servizi più rischiosi: devono portare via cadaveri dalle case, dalle strade, dal lazzaretto, condurli sui carri alle fosse e sotterrarli; portare al lazzaretto gli ammalati e bruciare le cose infette.
Gli apparitori invece precedono i carri della morte, avvertendo i passanti del loro arrivo, con il suono di un campanello.
I commissari sono responsabili degli uni e degli altri ed eseguono gli ordini del tribunale della sanità.
L'organizzazione del lazzaretto richiede la presenza di medici, chirurghi, strumenti di infermeria e, dato il numero delle persone che vi entrano, si provvede a far costruire altre capanne, per ospitare tanti ammalati. Non si trova facilmente tanta gente disposta a lavorare in un luogo simile.
Molti bambini, rimasti orfani, vengono abbandonati e muoiono di incuria e di stenti. Non si riesce a trovare chi si renda disponibile a scavare fosse comuni.
Si ricorre sempre di più allora all'aiuto di ecclesiastici che sacrificano la loro vita nell'assistenza e nella cura degli appestati.
La città non è più sotto controllo; monatti e apparitori si fanno protagonisti di furti, violenze, ricatti e sfruttano la peste per arricchirsi, desiderando l'acuirsi del morbo.
La popolazione superstite vive nel terrore e nella superstizione, impaurita dalla presenza di furfanti e delinquenti di ogni specie. Si vedono piani diabolici ovunque e si propaga molto velocemente la follia collettiva che accomuna gente del popolo e personaggi autorevoli.
Lo stesso cardinale Federigo viene accusato di credere agli untori, che sempre più frequentemente diventano vittime innocenti: vengono imprigionati, torturati, processati e condannati.
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