Tulio
Proprietà e composti del tulio
Il tulio fu isolato come ossido impuro nel 1879 da P.T. Clève a partire da una miscela di ossidi di erbio, disprosio, olmio e tulio; il metallo a elevatissima purezza è stato però preparato solo da una trentina di anni.
Il tulio, il cui nome deriva da Thule (antica denominazione della Scandinavia), è un elemento notevolmente raro (il meno abbondante tra i lantanidi), essendo presente nella crosta terrestre (sotto forma di composti corrispondenti al suo stato di ossidazione +3) in quantità di circa 0,5 ppm.
È un metallo argenteo, paramagnetico fino a bassissime temperature.
Composti del tulio
Chimicamente il tulio è abbastanza reattivo, con un comportamento simile a quello di tutti i lantanidi e in particolare di quelli che gli sono vicini nel sistema periodico: terbio e l'itterbio.
Forma composti corrispondentemente ai suoi stati di ossidazione +2 e +3; quest'ultimo stato è di gran lunga il più importante ed è l'unico stabile in soluzione acquosa.
Utilizzo del tulio
Dato anche il suo alto costo, il tulio non ha praticamente impieghi industriali. L'isotopo radioattivo 170Tm (ottenibile dal 169Tm per irradiazione neutronica) ha applicazioni come sorgente portatile di radiazioni X.
Tulio
Metodo di produzione del tulio
Insieme ad altri lantanidi il tulio è contenuto in minerali dell'ittrio e del cerio dai quali può venir separato mediante processi di scambio ionico in presenza di agenti complessanti. Per ottenere l'elemento si può ridurre a elevata temperatura Vossido di tulio Tm2O3 con lantanio metallico, o il fluoruro di tulio TmF3 con calcio.
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