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Riassunto capitolo 13 dei Promessi Sposi

Riassunto capitolo 13 dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni

In questa sezione del sito è possibile leggere il riassunto del capitolo 13 dei Promessi Sposi.

Dopo aver mangiato qualcosa senza appetito il vicario (riferimento nel riassunto del capitolo 12 dei Promessi Sposi) attende con ansia la fine della rivolta, quando viene avvisato del pericolo: una marea di gente si sta avvicinando alla sua casa e non c'è più tempo per fuggire. I servitori barrano e puntellano porte e finestre. La folla grida vendetta, vuole il vicario vivo o morto.

Spaventato, il poveretto cerca un nascondiglio sicuro, sale in soffitta e da un pertugio osserva la strada piena di furibondi, ascolta le voci che chiedono la sua morte, è smarrito, spera che il rumore si attenui, ma lo sente invece sempre più forte e più violento. Lo assale la paura, trema, vorrebbe tener ferma con le mani e con i pugni la porta.

Renzo, che ora si trova deliberatamente nel mezzo del tumulto, sebbene ritenga il vicario la causa principale della fame e il nemico del popolo, decide di aiutarlo e di unirsi a quella parte della folla che mostrava la volontà di fare tutto il possibile per salvarlo.

Con questa intenzione, Renzo (introdotto nel riassunto del primo capitolo dei Promessi Sposi) arriva fino alla porta della casa dello sciagurato. Alcuni cercano di scardinarla, altri cercano di aprire una breccia nel muro.

Arrivano anche alcuni soldati, mandati in soccorso dai magistrati, ma non sanno come agire e i rivoltosi non si preoccupano della loro presenza.

Tra i provocatori, un vecchio malvagio, manifestando l'intenzione di attaccare il vicario al battente della sua porta, fa inorridire Renzo che disapprova ad alta voce le richieste di giustizia sommaria, appellandosi all'unica giustizia che conta, quella divina, e viene additato come una spia del vicario.

A stento riesce a salvarsi, grazie alla confusione causata dal trasporto di una lunga scala, che sarebbe servita per entrare da una finestra.

L'arrivo di Ferrer

Tutto a un tratto si sparge una voce di bocca in bocca: sta arrivando Ferrer, il gran cancelliere e colui che ha imposto un prezzo basso per il pane, per condurre in prigione il vicario.

Il suo arrivo suscita sensazioni contrastanti: chi lo considera l'amico del popolo e benedice la sua presenza, chi, per una naturale propensione al male, al fanatismo e alla durata infinita del tumulto, lo vorrebbe allontanare.

Fortunatamente quasi sempre le due parti in lotta, gli istigatori e i moderati si equilibrano e in questo caso la causa della vendetta sommaria è definitivamente perduta.

La carrozza avanza lentamente nel mare della folla, mentre l'ala moderata cerca di fare spazio per farla procedere fino alla casa del vicario.

Renzo, appena capisce che Ferrer è il gran cancelliere che ha messo il pane a buon mercato, è tra quelli che più si dà da fare per creare spazio al suo passaggio.

Ferrer teme il popolo e proprio per questo manifesta atteggiamenti demagogici: si affaccia agli sportelli con viso umile, sorridente e amoroso e dispensa saluti affettuosi e promesse: pane per tutti e il giusto castigo, la prigione appunto per il vicario. Intanto, in spagnolo, raccomanda al cocchiere rapidità e prudenza.

La carrozza, procedendo come una nave che avanza nel forte della tempesta, arriva a destinazione. Ferrer si tranquillizza quando vede uno spazio libero davanti alla porta ancora chiusa.

Riesce ad entrare e prega i servitori di sollecitare la povera vittima; questi scende le scale aiutato da altri servitori: è un uomo distrutto, privo di energia, ma si anima e riprende colore e vita alla vista del gran cancelliere. Ferrer esce dalla casa con il poveretto alle costole.

Il vicario viene liberato

Quelli che avevano fatto largo alla carrozza, ora alzano mani e cappelli per cercare di nascondere il vicario alla vista della moltitudine pericolosa.

Questi entra per primo nella carrozza e si appiattisce sul fondo, poi sale Ferrer e inizia il viaggio di ritorno, che è più rapido del previsto, perché; molti di quelli che avevano agevolato l'arrivo del gran cancelliere, ora si ingegnano a mantenere una corsia libera tra le due ali della folla.

Ferrer continua a dispensare saluti, pane e un castigo severo per il colpevole, mentre attraversa la moltitudine e si avvicina a uscire dal pericolo. Sopraggiungono in soccorso anche i soldati spagnoli che non erano stati del tutto inutili, poiché; erano riusciti a disperdere un bel po' di gente.

Il vicario, ancora sconvolto, dichiara di volersi ritirare dalla politica e di andare a vivere in una grotta, in montagna, per fare l'eremita, lontano dal popolo.

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